Pagina:Bianca Laura Saibante - Discorsi, e lettere, Venezia 1781.djvu/67


63

glio, che abbia il suo limite, e non esca da’ convenevoli. Verbigrazia, sono le faccende di casa mal incamminate, perchè mancano alla padrona que’ lumi necessarj a tal uopo; potrà informarsi del contegno di qualche saggia Donna, o sia quello intorno alle facoltà, o riguardo alla famiglia tutta. Ma perchè sia del tutto ragionevole questa sua informazione, non dovrà estendersi a ricercare come si passa il tempo, quante visite ebbe la Signora, se la fortuna disse bene o male in giuocando, se è di buono, o cattivo umore, se veste bruno, o perso, e mille altre siffatte nojose ricerche figliuole della più fina e vana curiosità, che a nulla più giovano, se non che a distrarre perpetuamente il sesso femminile, ed a farlo cadere di pregiudizio in pregiudizio, meritandosi la beffa, e le fischiate. Ma oltre il proprio scorno, che si acquista col rintracciare le cose vane, e da nulla, quanti sconcerti non possono accadere? Lo vediamo in Dina figliuola di Giacobbe, la quale curiosa fuor del dovere essendo uscita per veder i costumi ed i vestiti delle femmine di Sichem, espose il proprio onore agl’insulti di quel Popolo, e poscia per cagion sua tanta vendetta presero i proprj suoi fratelli contro de’ Sichemiti, che incominciando dal figliuolo del Re Hemor finirono colla strage universale, non la perdonando neppure a’ fanciulli innocenti. Mediante la quale strage fu costretto Giacobbe a mutar paese per non essere oggetto continuo di odio e rancore a quel Popolo da’ suoi figliuoli sì malconcio. Sa non meno l’infelice mo-


glie