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che gli uomini, modestamente parlando, furono astretti ricorrer alle Donne, per mezzo de’ maneggi delle quali essi ottennero quanto loro facea di mestieri, ed esse allargarono il dominio sovra i medesimi, e di mano in mano la loro precedenza acquistò maggior piede. Di qui nacque col tratto del tempo, che gli uomini per gratitudine assegnarono loro la propria mano. Nè per avventura mi si opponga con quel dotto, che sopra mentovai, che, come le agevolezze, che s’usano verso gl’infermi, così le cortesie verso le Donne, non significano riverenza, ma compassione. In quanto alla riverenza dice egli ottimamente, imperciocchè io ancora non istimo atto di riverenza quell’aura di precedere, che loro danno, ma puramente interesse, avvegnachè per mezzo loro aumentano il proprio onore, ed ingrandiscono le loro fortune. Circa poi alla compassione m’è forza dipartire dal suo bizzarro pensamento. Veggo un ferito giacer supino prostrato di forze in sul terreno, passo oltre mostrando sol pietà del suo infelice stato. Che giova al misero abbandonato la sola compassione, dove abbisogna sollievo coll’opera, e colla mano? Da qual legge stabilita anticamente, o di fresco ordinata questa compassione traluce? Forse che per riguardo alla debolezza del sesso i patrimonj, i maggioraschi furono, o sono per le Donne costituiti? Signori no; imperocchè per ricchi padri che sieno, testano vantaggiosamente a favor de’ maschi in primo luogo, e quando si arriva alle femmine (bella compassione per vero dire!) una tenue


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