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e ricco di prede dopo i sudori, ed il sangue, che sparse, immemore della fatica, che sostenne, rammenta il ben, che possiede, e questo è

Del lungo affanno la chiesta mercede.

Arò il villano la terra, piantò la vite, seminò il grano e poste in obblivione le penose fatiche, si rallegra in veder i grappoli rosseggianti tra il folto de’ verdi pampani, e le gravi spiche, che largamente ondeggiano per le ajuole de’ suoi avventurosi campi. Ed io sola andrò in traccia di vani passatempi, quando dalle opere della mia mano abbondevolmente il piacer mi viene somministrato? Memore gentilissimo, le mie prede sono il fuggir l’ozio, non perdere il tempo; la mia messe sono i lavorieri miei, quelli delle mie ancelle; la mia interna allegrezza si è quella, che m’apporta la felicita; sicchè fuori di questo mio centro, io mi farei un bel nulla da porsi coll’altre nulle, che formano i milioni de’ milioni delle nulle. Giuditta la saggia, la forte Giuditta vivea ritirata cotanto, che Betulia non la conobbe, se non se dopo la gloriosa impresa; ma la conobbe quasi lampo, che ferisce la pupilla, e passa, avvegnachè sollecita a bene della Patria soltanto si mostrasse, e poscia contenta dell’opera nella solitudine antica si ritornasse. Sara, o come altri vogliono, Sarai moglie d’Abramo, dice S. Ambrogio per attestato del Royaumont1, che lontana dall’ordinario costume delle altre donne, che sotto qualsisia


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  1. Riflessioni Morali.