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Il primo (e non mi sembra lontano dalla ragione) si è quello di far osservare alle femmine in questi simboli la propria meschinità, e leggerezza, affinchè non di soverchio dagli uomini verso loro medesime pretendessero ossequio, e diciamlo pur chiaro, adorazione. Il secondo altresì fu di svelare agli uomini la trista natura donnesca al male assaissimo inchinevole, acciocchè dietro la medesima non avessero a perdersi pazzamente. Intorno a’ simboli tuttavia intendo favellare alcun poco. Proviamoci adunque senza uscire gran fatto di via a dar loro una qualche spiegazione. La Dea per tanto chiamavasi collo spezioso nome di Buona, e il Sagrifizio si teneva in casa del Pontefice Massimo; perciocchè la Donna agevolmente si reca ad abbracciare il male, qualora ad esso può dare un aspetto di onestà, e talvolta di religione. Tal Sagrifizio si dovea celebrar di notte ad accennare, che la Donna per natura sua timida cerca nell’operare le vie più segrete, e meno osservate. Si velavano le immagini degli uomini, onde trar si potesse, che la Donna usa ogn’arte per nascondere ad essi gli effetti della propria malizia. Libavasi il vino sotto nome di latte dal vaso vinario, detto con finto nome melario, o perchè la Donna sa far sembrare bianco il nero, e dolce l’aspro, ovvero perchè colle sue melate parolette, e lusinghevoli maniere fa trangugiare all’uomo certo liquore, che alle belle prime sembragli un latte, ma poi diventa sì forte, e possente, che vale per fino a trarlo del buon senno. Uccidevasi il cane, e con


ciò