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Discorso, o sia Interpretazione de’ Riti usati dalle Romane Donne nel Sacrifizio della Dea Buona.


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’oggi a favellar imprendo di cosa non favorevole a quello, che volgarmente bel Sesso viene appellato, non fate le meraviglie, Eruditi Accademici, sagge Donne, avvegnachè materia porgemi certo rito a dir vero stravagante di molto, con cui ne’ vecchi tempi volevano le Donne Romane alla Dea Buona porger Sacrifizio. Uditelo tal quale il narra nelle sue Antichità Romane il P. Cantellio: In casa del Pontefice Massimo (ci dice) nella più segreta parte convenivano le Donne, ove di notte tempo primieramente usavano ogni cautela, che uomo veruno non vi si trovasse, coprendo anzi tutte le pitture, che immagin d’uomo rappresentassero: poscia libando alla Dea del vino, nominavanlo latte, ed il vaso, che propriamente dicevansi vinarium, chiamavanlo mellarium. Appresso uccidevano de’ cani, e frattanto contro la Buona Dea mille improperj, e maledizioni pronunciavano. Per fine ardentemente dimandavano, che un uomo in casa loro mai non nascesse, che buono si fosse. Mirate stranezze di rito! degno d’essere non così di leggieri scorso senza alquanto riflettervi. Io dal canto mio avendoci fatti sopra non pochi pensieri, secondo quel poco, che l’ingegno mio debole può suggerirmi, ravvisai due reconditi fini nell’Autore di rito sì capriccioso.


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