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nuovi edifici industriali, pei quali viene adibita la forza motrice del Bisenzio.

La popolazione è dedita più che altro all’agricoltura, ma non è trascurata affatto l’industria e in taluni luoghi, come Montepiano, Cavarzano specialmente, la pastorizia. Il suolo è generalmente ben coltivato, sebbene non corrisponda adeguatamente alle fatiche dell’agricoltore: tenuto magnificamente il bestiame. Il vino che si raccoglie fra questi monti è delicato, apprezzatissimo, saporose le frutta, reputatissimo il burro di Montepiano.

L’industria principale cui anche ora, sebbene langua mortalmente il commercio, sono dediti i valligiani, è quella della lana. Vi sono diversi stabilimenti idraulici nei quali la lana vecchia si straccia, e tutta, vecchia e nuova, si carda, si fila. Nel Comune, attualmente, non vi sono telai mossi da forza idraulica, ma vi sono non pochi individui molto abili nel tessere a mano. Si contano poi valenti falegnami, fabbro-ferrai, muratori: San Poto, ricco di buona arenaria, ha bravi scalpellini.

Negli abitanti di questi paesi si riscontra il tipo del montanino toscano. Non d’alta statura, ma forti, sani, sprezzanti del pericolo, avvezzi alle più dure fatiche: animi saldi in salde membra.

Il linguaggio che parlano non è terso, puro, elegante come quello dei Senesi e dei montanini Pistoiesi, ma non è disadorno: ha in generale anche nella pronuncia, i difetti del vernacolo pratese, meno accentuati però.

Di costumi son semplici ed onesti: il lavoro che nobilita l’uomo, li tiene lontani dai vizi, e come ne fortifica il corpo, così ne fortifica, rendendolo buono, il cuore. Su per i monti che sovrastano alla valle del Bisenzio e dove essa più e più si ristringe e più si mostra silvestre, vedi quà e là, ad assai distanza le une dalle altre, delle