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ieratica, pagana, così spiccata, che non ha bisogno si conforti con altri argomenti.

Molti e molti altri esempi inoltre potremmo citare dall’antichità classica Greca e Romana, ma ci sembra che non ne valga la pena.

Facendosi degli scavi e dei restauri, tempo indietro, alla così detta Chiesa Vecchia, sotto Castiglione, furon trovati alcuni idoletti. Parte di questi furon murati ad una parete di sacrestia e vi si veggono ancora.

Lasciamo in disparte l’idea bizzarra di porre quei simboli idolatrici in luogo sacro al culto della Religione nostra, ma il fatto conforta la tradizione che ivi fu un tempio dedicato agli dei falsi e bugiardi.

L’idolatria insaniva sul Tevere e da per tutto; le genti si dividevano in un gregge di schiavi e pochi padroni generalmente crudeli: si gavazzava nel sangue. Una nota di pace e d’amore, come un raggio di stella in un cielo senza astri, vibrò misteriosa, e gli uomini avvedutisi d’un’èra nuova, salutarono il vessillo della Redenzione, che sorgeva col Cristianesimo. All’Uomo-Dio dovevano inchinarsi popoli e re: per i meriti suoi divini, per le sue dottrine, pe’ suoi prodigi doveva rinnuovarsi il mondo, ma non senza sacrifici immensi, non senza milioni di martiri, non senza che l’antica infamia facesse i suoi sforzi supremi per impedire, o almeno ritardare l’avanzarsi trionfale dei Veri Eterni.

I secoli che corsero fra la Nascita del Redentore e il crollo della città regina del mondo, furono secoli di lotte atroci, forieri di una nuova vita, di una nuova civiltà.