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stati viepiù dal confronto, che loro è sempre dinanzi, tra la felicità, almeno apparente altrui, e la loro condizione tristissima.

I nostri tempi videro tanti eventi, tante riforme: l’Italia da più di otto lustri scosse il giogo dello straniero e si assise al convito delle nazioni, ma intanto, anche ai nostri giorni, genitori italiani barbari e snaturati affittano, vendono i propri figli, noncuranti della loro salute, della loro vita, del loro onore1.

Si nota però un felice risveglio; si formano numerose e potenti le associazioni protettrici dei fanciulli, associazioni che hanno a scopo curarne l’istruzione, l’educazione fisica e morale, difendere quegli esseri deboli e sacri dalle violenze di qualsiasi genere.

Una delle forme più belle, più utili, più poetiche per aiutare i figli del popolo, è quella dei comitati per le stazioni estive.

Si sottraggono dopo dieci lunghi mesi di scuola, all’aria pesante, all’afa dei giorni canicolari, quei fanciulli, quelle bambine, che se ne credono più meritevoli per i vari rispetti, secondo i criteri prefissi di venir in aiuto di chi più ne ha bisogno, e si dànno all’aria pura, libera, ricca d’ozono, dei monti.

Il vitto sano, abbondante, regolato; il clima eccellente; le belle passeggiate razionalmente, progressivamente più lunghe e più faticose, ravvivano quelle tenere pianticelle umane, che languivano come fiori in


  1. Prof. Can. Roberto Puccini. «La tratta dei piccoli italiani in Francia» Rivista internazionale di scienze sociali 1398.