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vita fiorente l’Abbadia Vallombrosana, d’Opleta, o di Oppieda, perchè vicina all’Oppidulum (piccolo castello), la Civitella d’oggi, ròcca di cui si veggono tuttora i ruderi, e di cui già parlammo.

Non mancavano poi negli irti fortilizi, gli oratorï, ove il feudatario ed i suoi si adunavano ad assistere alle funzioni religiose, ad implorare l’aiuto di Dio per le imprese che loro veniano imposte, da chi poteva sopra di loro, e che pur troppo, molte volte doveano provocarne la collera! Strani tempi in cui tutto andava all’estremo; il vizio, e la virtù; ma che però in mezzo a orribili fatti, ci porgono nobilissimi esempi!

Come eran frequenti le chiese, le abbazzie, cosi eran le fortificazioni, le torri, le ròcche, alberghi sicuri per difendersi, per prepararsi ad offendere. Le ricordiamo brevemente.

La ròcca dell’antico Castiglione, il Castellazzo, di cui si veggono tuttora i ruderi, torreggiava nel fianco nord del Gatta, di sotto al Fiabolin, non lontano dal Battifolle, ove furon piantate le macchine da guerra per espugnarlo nel 1317 quando Guidicello ed i suoi ne avean fatto un nido di ribalderie brigantesche.

La torre attuale di Castiglione esisteva allora? Molte osservazioni conducono a farci credere, che quello fosse come un forte staccato, a vedetta e difesa del castello principale.

Così, al di sopra dell’attuale chiesa parrocchiale, al punto detto «Le Crocicchie» sull’antica via mulattiera, che conduce a Rasoro e poi in Toscana sorgeva un fortilizio. Pochi sassi lo ricordano adesso.