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Si entra nel cortile, di cui già parlammo, del palazzo, per un vecchio portone detto «Portonaccio».

Le due parti più antiche del Castello, ben distinte, son riunite mediante un bell’arco, antico detto il «Voltone» con sopra un corridoio. A destra abbiamo il cosidetto palazzo della Ragione.

La stanza d’ingresso di questo è quadrata, coperta d’un soffitto a dadi bianchi e neri, — lo stemma dei dinasti — ed a mezzo havvi una vasta scalea per cui si accede all’interno1.

Le sale del palazzo son coperte da un soffitto in legname — abiete secta — adoperato a profusione, testimonianza anche questa dell’innumera selva d’abeti, che dovettero frondeggiare in queste convalli. Vi sono stanze spaziose, secondo il costume dei nostri antichi, ma non offrono gran che di notevole.

V’ha una sala, che è detta «degli specchi:» questo nome le fu dato forse per le riquadature a stucchi, che tuttora vi sono, o meglio, perchè i ricchi feudatari l’avean decorata coi tersi preparati cristalli di Boemia, o del men rinomato Murano.


    termometri — di un Barometro Fortin e di un Phirometro. L’Anemografo fu posto sul M. Gatta. A dirigere quest’Osservatorio è preposto il sig. Luigi Becheroni, gentilissima persona, da cui ho attinto non poche e utili notizie. Nella sala dell’Osservatorio a Nord — si apre un’ampia finestra metereologica, con orizzonte interamente libero: di lì si gode un vasto e svariato panorama sulle vallate del Brasimone e del Sètta.

  1. Vedi «Una leggenda Castiglionese» del sig. Luigi Becheroni, riportata in appendice dalla «Gazzetta dell’Emilia» alcuni anni fa.