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si chiamò fino a questi ultimi tempi «Palazzo della Ragione» dagli ufficii, che vi si esercitavano. È unito alla torre mediante un bel cavalcavia, detto «Voltone» e nei suoi bassifondi vi erano delle carceri, che possono vedersi ancora, orride, squallide, tenebrose, degne dei tempi.

Rimpetto a questo v’ha un altro fabbricato «La Palazzina» dimora preferita dai dinasti, che qui vennero in tempi più calmi. É unita per mezzo d’una muraglia, alla torre e nel suo fianco sulla piazza, si veggono ancora i vestigi dello stemma baronale, fatto ricuoprire dai francesi invasori — in nomo della libertà, della uguaglianza, della fraternità....

I due fabbricati uniti, a nord, da una muraglia già merlata, formano un’assai ampia corte, cui si accede per un ingresso, tra la Palazzina e la torre, detto il Portonaccio.

Questa era la corte baronale e servì per secoli, di Campofranco, ai gentiluomini, che vi si recavano da ogni parte a duellare. I Pepoli gli accoglievano e davan loro ogni sicurezza, in ossequio alle leggi per quanto assurde, della cavalleria1.

Veramente nella corte baronale — il Campofranco — stonava maledettamente, col palazzo della Ragione, posto davanti!2


  1. Ugolino. Uomini illustri Bolognesi. Pag. 72.
  2. Quanto diverso il palazzo Castiglionese della Ragione, da quella sala immensa di Padova, dove il popolo si riuniva al suono della campana della libertà per deliberare o accorreva, tremando all’appello della tirannide.! Vi è pur non ostante una certa analogia.... si licet parva componere magius.