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lui che si recò nelle maremme, o in altri luoghi malsani, per lavoro,

«Ritorna ai monti e colla famigliola
» Spera il frutto goder di sua fatica,
» Ma gonfio e smorto, dall’asciutta gola,
» Mentre esala l’accolta aria nemica,
» Muore, e piange la moglie sbigottita
» Sul pan ch’è prezzo di sì cara vita».

Da alcun tempo, l’emigrazione si spinge anche più lontano: ha per mèta, la Svizzera, la Grecia; non pochi preferiscono la Germania, ove trovano lavoro rimunerativo, accoglienza, quasi sempre, ospitale, e dove raramente corrono il rischio delle febbri malariche. Taluni affrontano anche i viaggi oceanici per le due Americhe, ma, non sono che un piccolissimo manipolo. L’emigrazione poi riman temporanea: non prende quasi mai l’aspetto di permanente o definitiva.

Sventuratamente, gli emigranti per le maremme tornano di là, riunti di borsa, smunti di salute, e talora1 intaccati dai vizi, che lassù, in quei luoghi lontani dai serbatoi della corruttela, ti dànno nell’occhio, tanto più, quanto meno te lo aspetti; come la virtù nelle città grandi.

Certamente l’emigrazione diminuirà senza danno, anzi con vantaggio di queste genti, quando esse po-


  1. Giuseppe Giusti. Un viaggio ne’ monti pistoiesi. Lettera a N. N. — Il Giusti invece di talora, dice — spesso, e questo, mi par troppo.