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mino non faticoso, ci troviamo al di sopra della ròcca, quasi diruta, di Civitella.

Da questa parte, dessa non si vede, finchè non le siamo addosso, mentre da altre parti si scorge a grandi distanze. Si vede benissimo anche dalla via provinciale conducente in Toscana, per un buon tratto.

I ruderi ancora robusti e gagliardi non si presentano allo sguardo finchè non siamo loro dappresso, poichè l’antica ròcca siede sopra un ammasso di scogli, spinta, come un cuneo nell’alveo del fiume, isolata dal resto della montagna, e dalla natura, e dall’arte. Tra, le vetuste fortificazioni ed il fianco del poggio, per cui siamo discesi, havvi un avvallamento, ed io per osservazioni fatte, penso che questo sia artificiale, come è artificiale, il fossato a nord della rócca di Vernio, e la depressione che si nota pure a nord-est, alla ròcca di Cerbaia.

Domina la vallata, cui si erge a cavaliere; ivi il Setta descrive un’amplissima voluta, flagellando gli scogli su cui sede l’antico maniero, colle onde impetuose e sonanti.

A destra, abbiamo la foce del Gambellato, dalle acque limpide e fresche, dai pesci squisiti, scorrente in un’una stretta gola, che ricorda le forche caudine sannitiche. La ròcca vegliava ancora su questo passo.

A destra, su un’erma altura havvi Piazza Padella, antica munizione essa pure, la ròcca di Baragazza, divisa da noi dal Setta, e che dalla parte nostra, e da quella del Gambellato presenta precipizi, e una ri-