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irti di pietre disgregate degli affioramenti macignosi per le piogge e pei geli.

Traversiamo una magnifica selva di castagni, selva celebre fra quante ve ne hanno nella regione Emiliana. Ad 800 m. circa di altitudine, questa ha termine. Qui incominciava una foresta stupenda di abeti, belli per isveltezza di tronco, per simmetrica ramificazione, persistenza di foglie di una tinta verde-cupa, che ascendevano un giorno fino all’estrema regione dei faggi dai quali è coronato il monte.

Adesso la bellissima abetaia non è più: o meglio bensì poco ce ne rimane; ma vi sono delle giovani piantazioni, una delle quali assai sviluppata. La solerzia di alcuni amanti del paese, e lo spettacolo desolante degli sperperi trattati hanno fatto prendere all’avvenire.

L’estremo vertice del Gatta ha l’appellativo di Baducco, (m. 1159) ed ivi, oltre la torricella del Genio Militare, una specie di colonna miliaria, destinata presto a sparire dinanzi ai geli, alle pioggie, all’imperversare delle bufere, fu costruito un piccolo, ma solido edificio, ov’è situato l’«Anemografo. — Si desidererebbe, che ormai, trattandosi d’un osservatorio minuscolo sia pure, costruito per il vantaggio della metereologia, fosse meglio curato; tanto più che desso, per quanto compendioso, dovrebbe occupare uno dei primi posti fra i congeneri d’Italia.

La cima del monte è, addirittura pianeggiante, ed è bello vedere quelle alture coperte di erbe freschissime, frammiste ai bianchi petali delle margherite, alle umili,