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fu invasa la vecchia Contea e data in feudo dal Cardinale a Mino Rossi col peso annuo d’una tazza d’argento. Non era quello pagar caro un popolo.

Il poter civile pontificio, però, non poteva disporre d’un feudo imperiale e, dietro i reclami delle parti lèse, le cose tornarono nello stato di prima.

Pei soliti motivi, circa un secolo appresso, sotto Pio IV, (Angelo de’ Medici) di bel nuovo, dalle soldatesche pontificie furono invasi i territorii feudali con tutti gli orrori compagni di simili avvenimenti.

I Dinasti alzarono aspre doglianze: il Conte d’Arcos, Ambasciatore di Ferdinando I, a Roma, fece valere con gran clamore i diritti dell’Impero ed i Pepoli ebbero ragione.

Essi governarono con umanità, relativamente ai tempi, secondo il gius comune cesareo e gli statuti paesani, riformati più volte: governarono umanamente e lo attestano le tradizioni, le memorie paesane, l’amore sempre mostrato dai sudditi ai dinasti, ricambiato equamente; il malanimo con cui i paesani, amici nella buona e nella cattiva fortuna, accolsero l’invasione francese nel 17961. I rudi montanari presentirono che dagli stranieri mai nulla deve aspettarsi di buono, ed i famosi principï, mai, purtroppo! veramente applicati, non avean bisogno d’apprenderli dai saccheggiatori d’Italia.



  1. Memorie estratte dall’Archivio di Stato dal Cancelliere Paolo Cistorni ecc. esistenti nella Cancelleria della R. Pretura di Castiglione. — Effemeridi del tempo, Fignagnani D. Giuseppe Notizie storiche su Castiglione.