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In quest’epoca solenne, i nostri monti serviron d’asilo ai confessori della Fede, o furono propugnacolo ai devoti delle antiche deità?

Caduta Roma, i barbari, immensa fiumana, inondarono la bella penisola: Roma aveva potuto contro di tutti, tutti poterono contro di lei — l’antica, esecrata tiranna. — La Provvidenza, a quella guisa, che la bufera aggira in vortice la polve, parve rimescolare i popoli, acciò le scintille della nuova fede più rapidamente si spandessero nell’universo: nazioni, dianzi ignorate, da altre più remote cacciate fuori delle loro sedi, dal fondo dell’oriente, e dalle aspre regioni del settentrione piombarono sulla Europa1.

Di quest’epoca travagliata non rimane per Castiglione nessun documento storico, come non ne rimangono per regioni di ben altra importanza.

Certamente, quando le genti barbariche mettevano a ferro e fuoco le città e le grasse, ricche terre del piano, quelli tra i cittadini e gli abitanti, che poterono, portarono a salvamento sè e le cose loro più preziose nei luoghi più ermi e meno accessibili, fortificandovisi il meglio che loro riuscì. Da questo, in ispecial modo, il numero sorprendente di ròcche, di torri, di fortilizi, onde furono irti i monti nostri — muni-



  1. Dandolo Tullio. Per la Svizzera. Tip. Guglielmini 1857.