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gi, e adombrar poco a poco l’albeggiar primo d’un nuovo giorno.

Cominciata pertanto insensibilmente l’indipendenza de’ popoli per le domestiche guerre de’ Carolingi dopo il debole imperio del Calvo, e l’avvilita autorità del Grosso dopo l’870. più non restava un avanzo di quella pace, e tranquillità, che dal Tevere sino all’Alpi avea goduta l’Italia per più d’un secolo1, cioè dal primo abbassamento de’ Longobardi per le vittorie di Pipino, e di Carlo Magno. Guerreggiarono, è ver, gl’italiani anche allora, ma prendevano l’armi, e le amministravano ordinatamente militando a difesa della lor patria, o talor anche fuori sotto le bandiere di que’ bellicosi monarchi, i quali, come sovrani esigevano da: duchi, marchesi, conti, vescovi, e abati italiani certo numero di lor vassalli armati per quella guisa, che oggi mandano i mem-


  1. Perchè dal Tevere al Garigliaoo, e oltre lo stretto vi fu anche allora furor di guerre, tra Greci, e Saraceni, e Italiani, e tra i principi di Salerno,di Cspoa, di Benevento, di Napoli ec.