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62 Cap. I. stato d'Italia

pregio dell’animo, e dell’ingegno, ch’erano stati mezzi primari dell’emulazione degli uomini per elevarsi alle dignità, e alla fortuna sotto i romani, perchè da loro furono preferiti sempre nel governo, negli onori, e ne’ comandi; nulla più valsero tra gente feroce, che non conosceva altro pregio, fuorchè l’audacia, e la forza, e che tutto lo studio, e il valor riponeva in far prede o contro gli uomini nella guerra, o nella caccia contro le fiere1.

Così tutto vestì sembianze barbariche, e i linguaggi si alterarono, i libri si disprezzajono, l’arti le leggi i costumi la religione oppresse dall’ignoranza universale o si


  1. Non sapeano scrivere: non ebbero leggi nè scritte, nè scolpite. Maff. Ver. Ilustr. p. p. 316. in fol. I danni recati da costoro alla misera Italia son vivamente, e in più luoghi dipinti da S. Gregorio Magno, e singolarmente nel terzo libro dei dialoghi. Ei fu papa circa il 600. e ciò ch’ei dice del suo tempo pe’ longobardi, può far epoca non dissimile dalla citata di S. Ambrogio due secoli prima.