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278 | Capo quarto |
che solo dai dotti si riputavano poesia, poi«he
neppure di questo nome stimavano degne le volgari allor nate. Cicerone, Orazio, Virgilio, e gli altri, non si curarono punto, onde fur rotti i vincoli naturali, per cui collegati insieme l’arti, e le scienze. La filosofia pertanto tutta selvaggia, ed aspra si inantenne senza il dolce, ed ameno delle lettere umane, e q-ueste furono sempre più insulse, e puerili senza il nodrimento d’una sana, e filosofica maniera di pensare. Collo stil barbaro adunque tiranneggiando per tutto la filosofia contenziosa non altro seppero quegl’infiniti professori de’ due diritti, e della teologia, fuorchè parlare il linguaggio, seguire il metodo, portar infine il giogo della dialettica, e della metafisica aristotelica, trascurando gli uni le leggi romane, e gli altri quelle dei ’concili della chiesa, de’ padri, restando gl’ingegni abbandonati a se Stessi, e alle sottilità arabe, e greche, conservando solo per qualche avanzo di decenza i giuristi alcun testo del codice, e del digesto, e i teologi alcuno della scrittura e del maestro delle sentenze più adoprato di quella.
A ciò