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Mille Dugento. | 263 |
tnercio, per cui aveano conosciuto il meglio
delle nazioni più ricche, e più colte. In questa disposizione scoperte e propagate le leggi romane adoraronsi, come ben meritava quel sì nobile, e saggio sistema di giurisprudenza contrapposto all’orridezza delle leggi barbariche, e poco men non si posero sugli altari e le pandette di Giustiniano, e i primi maestri * ed interpreti di quelle, che però diventaron gli oracoli della nazione. Rinacquero, e vero, le funeste fazioni de’ìguelfi* e de’ gibellini al tempo stesso (a), onde il furore dell’armi venne ad essere tanto più fiero i quanto più intimo, e domestico, poiehè divise non sol le città, e le famiglie, ma gli stessi fratelli, e congiunti. Pur queste guerre a differenza delle passate furono
ac r 0 Erano già per l’avanti le discordie nate tra t pontefici e gì’impcradori, come vedemmo nel primo secolo, e poi al tempo di Federigo Barbaross» aveano preso il nome di guelfi da un Guelfo di nome favoreggiatore de’ papi, e i Idr cotìtrarj da urto della famiglia guibelinga del partito imperiale. Ariete esse ognora pjft «?i regno di FedgxisQ J^
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