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254 | Capo quarto |
gua j la prima per esser egli in Francia allora:
la seconda, perchè quello è il pih giocondo, e il più comune di tutti i linguaggi. Ciò forse dicea per cattivarsi l’amor de’ fran* cesi. Certo è) ch’egli scrisse in quell’idioma veramente, non nel provenzale, oromano, come altri pensò, e che tolse molto da un poema provenzale di Pietro di Corbiacco, intitolato anch’esso tesoro trattando dell’arti tutte, e scienze, come afferma il Quadrio. Ma sua vera gloria e l’essere stato maestro di Dante, e di Guido Cavalcanti (a).
Pas £») Fu fiorentino il Latini, e mori vecchio al H94. segretario della sua repubblica, da cui fu mandato in ambascerie. Alla celebre rotta di Montaperti, per cui tanti toscani, e i loro studj furon dispersi al 1260. fuggì in Francia, e quivi compose il tesoro, che comprende pezzi interi di sacra scrittura, di Cicerone, di Plinio, d’Aristotele, e di quello l’etica da Brunetto compendiati nel suo libro secondo. Parlavi pur dell’alchimia, e crede con l’opinione d’allora poter trovarsi la pietra filosofala nell’Apocalissi. Degno di riflessione è un passo sopra l’ago calamitato per navigare, come usato allora sotto nome di diamante, cioè quarant’anni
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