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240 Capo quarto

torevole scrisser molt’altri a gara, e provossi

il già detto da noi, che un principe avrebbe sempre dato vita, e vigore alle lettere, ed alla lingua. Quella fu la lor epoca veramente, ognun pregiò quella lingua, si scrisse non solo, ma si propagarono quelle poesie, le lesse 1* Italia, le conservò, e noi n’abbiamo le rime de* poeti antichi.

Quel linguaggio pertanto, che prima al popolo, e all’oscurità parea condannato, parve nobile, e illustre, onde dai versi poco a poco passò nei romanzi, alla storia, alle arti, e gettò i fondamenti non men del patrasso, che della letteratura italiana. Scrivendo però con filosofica imparzialità deve notarsi anche il danno venuto alle lettere da cotal fondamento di poesia, dar qual giova Conoscere il principio di molti abusi inosservato in Italia. Se la poesia condusse per mapò le lettere, e l’arti italiane, trasfuse in

loro

risce esser venuto il chiamarsi la nostra letteratura, e lingua siciliana, perchè aunnto i dotti italiani scrivevano, tutto principalmente dalla corte uscio, fi que y regnanti, De vulg. Eloqu,