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222 Capo terzo

ó de’ concittadini, vennero spesso rinnovati

dall’accidente, e nulla più spesso incontrasi negli annali di quelle, quanto i divampamene ti universali, ond’erano costretti a rifabbricarle di nuovo, e quindi essendo per la fretta di legno rifatte, e di paglia taloil coperte j a nuovi incendi erano esposte. Le pestilenze frequenti le disertavano, gli allagamenti, le carestie tra tanta confusione di cose non avean riparo i sicchè ognun pensa, che dovesse esser l’Italia nuovamente qual era stata nel novecento. Eppur vediamo tutto il contrario dal sopraddetto, e può vedersi ancor meglio in appresso*

Or ecco il curioso punto da esaminare.. Come mai poterono l’arti, il commercio, le scuole, la popolazione, V industria, l’agricoltura non sol sostentarsi, ma far progressi in mezzo a tanto furore, e tumulto? Come una città arsa, e fatta cenere, e solitudine tra poco rifabbricata, ripopolata, rimessa in forze giugneva a far fronte di nuovo agi’ imperadori, ai nemici, a’ suoi fuorusciti, come in quegli annali medesimi vediamo sì

spes-