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Mille Cento. | 217 |
de l’Italia popolarsi a dismisura, e rapidamente
dopo una solitudine universale, quindi rinascere armate e flotte, guerre e conquiste, arti ricchezze università dopo tanta inerzia, miseria, e ignoranza, anzi in mezzo alle più sanguinose discordie, alle stragi, ai devastamenti più luttuosi d’ogni cir, tà, e provincia italiana. Questo è il punto veramente maraviglioso di quest’epoca, e degno di riflessione.
Per una parte noi abbiamo ^veduto sin dal principio del secolo XII. per testimonio di Pietro Girardo fiorire in gran tratto d’Italia (benchè suj principio ciò fosse) la nobiltà, la concordia, il traffico suo. Verso la metà del secolo Otton di Frisinga esalta l’urbanità, e splendidezza della nazione, il suo governo repubblicano, e le sue leggi, onde venivano gran ricchezze, e comodi della vita. Al fin del secolo, o presso a quello l’abate Urspergense autor gravissimo, e non parziale al par d’Ottone fa un nuovo rifratto degl’italiani assai rimarchevole. Imperciocché lodandoli esso per essere stati i primi a soccorrere terra santa nella famosa crocia-