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210 | Capo terzo |
socievoli, e sin d’allora si vide nascere l’industria
de’ traffici, la coltura de’ campi, la gara degl’ingegni. Seguirono le crociate f che non solo i vicini popoli, ma i più remoti avvicinarono mescolarono e strinsero con un comune interesse e fervore. Sì vide la Francia, la Germania, l’Inghilterra dopo varj secoli di vita salvatica visitar come amici gl’italiani, e ammirarne le ricchezze il lusso il governo gli studj / e tutti insieme rivolgersi all’Oriente, e riconoscendosi barbari al confronto della magnificenza, ed eleganza del greco impero, e principalmente di Costantinopoli opulentissima e piena di studi e d’arti, vergognarsi illuminarsi istruirsi ed imitare quanto potevano quegli esempli (a). La mollezza asiatica rammorbidì quer
fero fd) Non fu solo alla caduta di Costantinopoli, come dai più si pensa, che noi ricevemmo lume e coltura dai greci, in ogni secolo si ponno addurre esempi d’italiani passati colà. Per or bastine ricordare i già citati in questo, cioè Burgundione ed Ugo Etereo pisani, Campino Novarese, Gofftedo da Viterbo ed altri.