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186 | Capo terzo |
ca appunto, per cui cadde tra cent’anni con
Federico I. e II. l’assoluta autorità imperiale per non mai più risorgere in Germania, e in Italia non per le dispute de’ dottori, che nulla mai non produssero, ma per altri motivi, che in quelle storie si scorgeranno leggendole attentamente, (a)
Dee però confessarsi, che di que’ quattro giuristi due stettero per la libertà natura" le incontro ai due che facevano un Dio dell ìmperadore, perlocchè Bulgaro principalmente fu riguardato qual vile adulatore, e il Gosia contrario a lui qual protettore dell’urna-, nità. Esso avrà certo avuta dal suo Iato la parte maggiore di quella grande adunanza, la qual era composta de’ consoli delle città, che anche col solo lor nome, ed uffizio protestavano libertà, e molti altri professori venuti
Qa) Raderico Canonico di Frisinga descrive minutamente quella dieta, alla quale neppur mancò la sua accademia letteraria con varj componimenti recitati in lode dell’ìmperadore. I poeti dunque sin d’allora adularono ì potenti, e certo avran cantato copie onnipotente l’Augusto.