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154 Capo Secondo

Jia quest’arte, che vedonsi gran prelati e

dotti monaci averla pubblicamente professata, non che secolari illustrinota; e durò tanto


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  1. Due arcivescovi di Salerno Romualdo Guarii» e Benedetto Alfano, quel dopo il 1200. questi sino dal 1050., e Bernardino Caracciolo arcivescovo di Napoli, e Gio: da Procida celebre capitano e liberator di Sicilia verso il 1181. professarono medicina. Abella dotta salernitana sotto i re Angioini lasciò un trattato medico de atra bile, ed Egidio Carboliense vissuto al 1180. chiamò Salerno fonte di fisica. Alfano era stato monaco, ed avea studiata medicina col canto ne’ monasteri, ove quella insegna vasi intorno al mille, come provasi dalla vita di Guglielmo abate di s. Benigno, già. nominato più sopra, che ebbe per suo allievo in quello studio un ravennate per nome Giovanni, o Giannolino morto verso il 1080., dopo aver pellegrinato in terra santa, ed essere caduto schiavo in mano dei saraceni. Fu questi scrittore di opuscnli di pietà. Diverso da lui, benchè da alcuno con lui confuso è un altro Giovanni pur italiano tenuto grandissimo ingegno, e gran disputatore, e professore a Costantinopoli in filosofia, del qual parla monsignor Gradenigo nell’opera sua degli scrittori greco-italiani, e fiorì colà prima del 1100. Quanto ad Alfano il suo valore nella medicina il rendè più caro a papa Vittore