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150 | Capo Secondo |
ne biblioteche più celebri in lingua arabica,
e le traduzioni latine dall’arabo, che segutron facendosi per tre secoli, come andremo vedendonota, segno chiarissimo, che sino a’
- ↑ Tradotte erano l’opere de’ maestri antichi dì Grecia, e specialmente di Tolomeo in arabo, come sopra si disse; moltissime traduzioni fecero ancora gli ebrei nella lor lingua dall’arabo, e perchè, erano i medici, o sieno astrologi £che una cosa era allora) di professione, e fuggivano l’armi, e le guerre, in ch’erano tutti occupati i cristiani, cosj grande autorità usurparono nelle scienze tra popoli ignari del pari, che creduli, e mossero noi a tradarre dall’arabo, e dall’ebraico ancori gli antichi, siccome a prestar fede agli oroscopi, alle predilezioni, a cento superstiziose osservazioni durate troppo gran tempo in Italia. Ma donde avvenne che gli arabi traducessero tanto de’ greci filosofici, e nulla d’Omero, di Sofocle, di Demostene, di Senofonte, e che i greci insieme con loro no;i curassero uè Virgilio, ne Cicerone e gl’altri Utini? Fu forse per l’indole naturale, e del clima degli arabi, al gusto de’ quali usati al mirabile, al tronfio, al simbolico orientale parvero insulsi que’ greci e latini, e fu per orgoglio de’ greci, che parvero loro i latini soli imitatori e discepoli della Grecia.