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Cap. I. stato d'Italia |
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mercj qual penuria sarà stata allora? E se sì tardi abbiamo allontanati i contagi con tanti sforzi, qual maraviglia, che s’incontrino sì frequenti nelle storie d’allora, e tanto desolatori? Ma quai governi, quai magistrati, quai reggitori erano quelli? Ognuno intento a violenze usurpazioni e dissolutezze, appena talor frenati dai messi dominici, cioè inquisitori mandati dai sovrani, che rado, o non mai al bisogno accorrevano. Non ambasciadori fissi alle corti, non corrieri, o poste regolate, nè cambisti a fuggir ladri, portando l’oro, nè libri, ne stampe, nè ombra di geografia, o di novelle pubbliche; onde frequenti gli assalti improvvisi de’ nemici, tradimenti e ribellioni di sudditi, o di alleati, congiure, tumulti, terrore, e impunità d’ogni parte. Da cotanta ignoranza, e salvatichezza la superstizione prese vigore. La provvidenza trasse un bene dagli altri mali, come dicemmo, che neppur vi fu dottrina bastante a sparger errori contro la fede. Ma fu altrettanto deplorabile la superstiziosa pietà tutta all’estrinseco, come