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confonde nò, come in altri, con quel di padrone. Questo invece è un amico, e a voi caro come voi siete a lui, e v’istruisce ognora, e assai per tempo già v’ha insegnati di bei segreti. Non giova farne l’elogio bastandone il nome. Egli è amore. Abbandona l’Italia stanco omai di star sempre coll’arco teso a scoccare suoi dardi al cuor di sposi novelli, a portar lor davanti la face d’imeneo, o a spegnerla su le porte d’un chiostro, o ad attizzarla in man della gelosia. Confessa egli medesimo, che omai non sa più dove viversi. In Asia è schiavo, in America selvaggio, in Africa corsaro, e in Europa diviene affare di moda, speculazione, qua platonismo, là brutalità, e peggio. Spera nella Germania trovare un asilo, e principalmente in Vienna, perduta avendo l’altra sua capitale, detta l’Atene Parigina, oggi una seconda Troja. In Vienna, cui nulla manca, e tanto manca per essere un’altra Atene, ei si lusinga di