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Mirabili. | 89 |
il veder lentamente impararsi ciò, eh’egK apprese prestissimo ( i ).
Non so veramente, se debba riporsi nel bello, o nel grande, o in tutti e due quell’ abbondanza propria dell’entusiasmo, quella ricchezza nobilmente superflua de’gran genj d’Omero e di Pindaro, d’Orazio e dell’Ariosto, eh’è una bellezza e grandezza magnifica, come lo strascico e manto reale, come un fiume ripieno e traboccante, come h pompa de’grandi alberi e folti, come uno stromento sonoro, che lungamente rimbomba a un sol tocco, od arcata. Quei geni vanno talora oltre al bisogno diffondendosi in lunghe descrizioni, in arringhe, che pajoro a’precettisti mediocri, e prolisse, di che tanto fu Omero accusato. Certe loro prodigalità d’epiteti, di similitudini, di suoni, e d’immagini sparse a piene mani sono l’opposi( i ) N.:m quo quisque est solertior, & in.
geniosior, hoc ciocci iracundias, O’ laboriosità; quod enim ipse celeri ter arripuit, id cum tarde pcrcipi videt dis cruci at ur. Orat.
prò Rascia Coni«do.