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Nuovi. 69


si trovar novità viaggiando ntU’ arti, e neiie lettere italiane, ove son forse paesi ancora Incogniti, o mal conosciuti. Egli è un lamento comune esser già tutti occupati i campi di poesia, oltre a quello più trito delia decadenza di lei per l5abuso di tutte l’immagini, e le fivole, e le allusioni o eroiche, o pastorali, o amorose, o lugubri del nostro parnaso. E certamente da Omero insiao a noi, o anche solo da Ovidio i Cupidi e le Veneri, i cavalli del Sole; e quei ci Bellerofonte, tutte le grazie gentili d’Anacreonte, tutte le semplici di Teocrito, e di Virgilio, ogni frase, per dir così, ed ogni sospiro tenero del Petrarca son volgari oggimai, e quindi imitate riescono insulse cose per difetto di novità. Ma parmi iu Italia rimaner qualche luogo a qualche invenzione, seppur non sia scandalo, e temerità il sol dubitare, che non abbiamo in ogni genere esemplari eccellenti, e perfetti. Ma siccome possiam vantarci d’un Petrarca, e d’un Chiabrera, per dir solo i capi nella lirica, d’Ariosto, e di Tasso nell’epica, d’altri nella pastorale, nel bernesco, e ne’sonetti così po-