scarne di vezzi, e di lascivie. Che rossor noi) avrebbono a quel confronto color che guastano per imitazione dell’ arti e delle lingue straniere la propria lingua e la sua naturale bellezza ! Il bel pregio della sintassi e del periodo italiano, che è poi lo stesso che il greco e il romano, o poco diverso, questo sol pregio invidiatoci da francesi sovente, perchè deturparlo con quegl’ incisi, con quelle rompiture, con que’ legami, di eh’ essi stessi fanno lamento ? Un de’ loro più applauditi scrittori accordasi con Voltair? suo maestro in tal querela, e. cita un passo di Quinto Curzio ( benché di tanto inferiore a’ latini maestri ), ammirandone la grandezza, la forza, la beltà, che in quel pensiero ridonda dalla sola costruzione e trasposizione delle parole, potendo Curzio contornare il suo periodo, e finirlo col fugiebat, che il francese non può (i). Noi dunque vestiti a tale (i) M. de la Harpe, ove cita nel tomo pag. 146. delle opere sue quel passo — D.iriits tanti modo axcrcitus rex, qui tritimfkantis m/igis &C.