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328 | Note. |
he riputandosi mal atto a ben penetrar li bellezza, e la forza della lingua latina, sebbene fosse visuto in Roma, e letti i migliori, ma un poco tardi. Ho io parlato più francamente della lingua francese, avendons l’uso fin dalla prima mia educazione, e ne ho Ietti sempre gli autori, son vissuto due anni circa in Parigi, e alla corte, scorrendo ancor le provincie, per istruirmi quanto poteva. Pur nulla decido, e sol proposi i miei dabbi.
NOTA XVI. Sembra che le nazioni abbiano il loro sonno per riposarsi dopo avere adoperato con gloria per alcun tempo; e mentre dormono, più non sembrano quelle che furono al tempo loro felice. Un profondo letargo de’sogni, delle illusioni, l’ignoranza, i pregiudizi succedono all’ attività alle invenzioni, all’opere, all’intraprese, per cui fecero gran figura, e divennero la maraviglia, l’invidia, e l’esempio dell’altre genti. Nel che somigliano all’uomo sì diversa da se stesso nella vigilia e nel sonno. Qual differenza tra Galileo col telescopio e il compasso di proporzione alla mano, e Galilei che dorme.’ Là tutto luce, e ragione, inge-