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312 | Note. |
Tantalo. Quanti versi voleaci a dipigner la ruota d’Is si one ! Mirate Tucidide, come avaro c di parole. Nelle sue descrizioni delle macchine militari, degli assedi, del porto di Siracusa v’ ha egli nulla a levare ? Ma poi non sì breve è il racconto della peste e dello scempio fatto per quella. Pur la varietà considerando de’ multiplici obbietti, vedrete essere necessario, che il corso dalla rapida penna sia fatto ivi piti lento, e più posato — Così Luciano, che parmi parlare a’ tedeschi poeti, pe’ quali inoltre soggiugnerebbe in suo linguaggio un cenno della monotonia, che diviene misantropia per una cotal tristezza sparsa per tutto, onde tutto illanguidisce, e stanca, e cruccia un’ anima italiana disposta naturalmente, come le greche, e le latine, a gustare nei versi la giocondità, la grazia, la vita, che in quelli cerchiamo a sollievo dell’altre noje, c che ne’francesi ritrovasi un pò troppo cercata, e in tante lor poesie gittata a man piena, volendo ridere il più che ponno. Veniamo a qualche esempio sul gusto alemanno.
Per quanto il sig. di Bielefeld ci mostri i prò-