una canzone, e ho lodato anch’ io per lei Algarotti, onde un tbravo comentatore mi potria far grande astronomo facilmente. Ma parmi essa piuttosto far due personaggi differentissimi allorché dirige 1’ effemeridi del Cassini e del Manfredi, e allorché viene incontro allo Stancati in quel sonetto mitabiie di Ghedini. O son due Uranio, o trasfigurasi quella stranamente. Dirò di più che I’ una distrugge l’altra, cioè a parlare fuor di figura, che un vero dotto difficilmente sarà buon poeta scrivendo di sue dottrine, e che un vero poera non può scriver bene in quel, le. Una prova ben chiara è di questo 1’ escludersi dal ruolo poetico i precettori in versi, benché eccellenti scrittori. Sin da Isiodo, e da Lucrezio, e sino aj Fracastoro e al Vida, e a cento de’ nostri giorni verseggiatori didascalici, tutti cedono il luogo a’ poeti. Due riflessioni su ciò fan più chiaro l’assunto. La prima si è, che quanto più strettamente stanno in su le dottrine o per P argomento o pel lor metodo tanto men sono poeti, onde Esiodo e Virgilio per 1’ agricoltura, Orazio e Menzini per 1’ arre poe.