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262 | Note. |
Virgilio, Pianto, Terenzio, Dante, Ariosto.
e Tasso, mentre Pindaro, Anacreonte, Catullo, Orazio, Petrarca co’suoi seguaci del 500, e Frugoni con altri amarono la varietà della lirica. Questi furono tutti poeti di professione, benché Petrarca al suo tempo il paresse meno. Altri furono a così dir dilettanti, e sol per caso o per sollievo composero in poesia. Tali furono in grecia e nel lazio coloro de’quali abbiamo nell’ Antologia o altrove reliquie, o che cominciando dalla poe*J tica, come Tullio, passarono ad altri studj, come i nostri Cin ai Pistoja, Poliziano, Fracastoro, Castiglione, e i più vicini Redi, Muffei, Manfredi, Zanotti Francesco, Bassani, Rossi, Granelli e cent’altri. Or que.
sti a rigore non ponno dirsi poeti al caso pre* sente, e non si può il lor sapere mettere in conto, come alcun fece, d’un pregio di poJ sia. Furono dotti uomini, non dotti poeti.
Resta dunque a vedere se il fussero que’di professione, o se il loro entusiasmo poetico quel fu per cui parvero, e furon detti dotrissimi. Tali Omero e Dante, Virgilio e Tosso singolarmente si vogliono da molti, Tas-