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Note. | 255 |
Versole morti gloriose de’combattenti, nijtjìcì di corteggi, di anticamere e d’ogni servitù; nè fanno poco a servire a se medesimi tenendosi, per quanto possono, lontani dagli ultimi incomodi della povertà. Ma non è leggier interesse de’ gran signori il render eh’ essi fanno eterni alla memoria de’ posteri i loro nomi; la qual immortalità di fama, tuttoché sia per verità un inganno, tiene però in moto le azioni de’ principi, e le imprese de’ capitani, le quali certamenre rimarrebber sepolte, se l’istoria o la poesia, che talvolta ha forza di prevalere e di oscurare la storia, non le tenessero in vita. Ceva V. Le~ mene.
NOTA III. Nè creda alcuno potersi ciò conseguire ( l’eccellenza in poesia) col leggere sol tanto la poetica d’Aristotile, o del Mmtumo o d’alrro tale; che tai precetti a me sembrano alquanto simili a quella regola, che dava il senato romano ai consoli in congiunture di gravi affari; ed era questa una di fare in modo, che la repubblica non patisse alcun danno. Voglio dire, che quegli assiomi universali lasciatici da’maestri dell’arte, qua-