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dell'Opera. 243

dei.l’Opera.24* esaminare le naruraii disposizioni, onde poi rimandare i male usurpati alla vita operosa.

Per un’ altra felice necessità farebbesi pur una volta un linguaggio, il qual poi gioverebbe esso pure a propagare gli studj, onde uscì. Imperciocché il ravvisare distintamente le facoltà differenti trae seco le differenti denominazioni; e allor sarebbe una cosa Io spirito, un’altra l’ingegno, un’altra il talento, il sapere, i’ erudizione, la dottrina, la scienza; direbbesi forse, che I’ uom di genio va al bello, I’ uotn d’ingegno contende al buono, che il bello ingegno vuol dell’uno c dell’ altro. Il letterato, che ora è un’ ingiuria, ora un’adulazione, sempre un equivoco; l’uomo di spirito or chi con buona memoria si fa onore dell’ ingegno altrui, or chi guizza, e fa gesti, e parla, e movesi con impazienza; 1’ uom dotto, che non è talvolta, se non chi molto legge, assai ricorda, e tutto confonde in un capo ma! regolato ( 1 ). L’ uomo da cattedra, 1’ uomo da (0 S’applichi quel che par bene alle dif-