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Abusi. | 233 |
Vicino a questi è l’eccesso dèli’entusiasmo nell’ammirare l’opere altrui, adorar un autore,- giurar per lui sino a volerlo senza difetti; onde eresie di gusti, di scuole, di sette or letterarie, or anche scientifiche; onde dispute interminate su gli antichi, e ì moderni, su razionali, e stranieri, e il bia-< simar tutto, e il tutto lodare; eccesso opposro al difetto, che nulla sente, e tutto pesa, ed è nemico dell’uomo. Da quel si va al fanatismo in ogni materia per la via deli* affetto, e del caldo, che ammira già preve.
nuto, poscia ingrandisce, poi divinizza, e a proporzione disprezza il contrario, avvilisce, distrugge gli altari, bestemmia gli oracoli, e gli Dei. Questo abuso accompagnò i secoli, ed i progressi del sapere, e del filosofare più colti. Giunse al ridicolo nel 1500. il titolo di divino tra noi. Per qualche sonetto di buona lingua furono divine insin le donne, e non s’ebbe rossor di dire il divi» Pieno Arefino (1). Teme alcun di rro(1) Ori. Furioso. E altrove piti serla^ mente *