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216 | Classi. |
il corpo, l’umore, la quiete, la saniti vi concorrano, e come per poco passiamo dall’ ardore, e dalla veemenza nell’eccesso deila violenza, e cella stravaganza; o cadiamo dalla soavità, e dal patetico nella malinco-; nia, nell’ozio, e nel languore, e soprattutto nell’insopportabile uniformità; e che i primi sono tenuti per furiosi, ed intrattabi-J li, gli altri per frivoli, e inetti, cosa può* dirsi? In tal labirinto entrando, e trovando-» ini tra le questioni, ed i dubbi, tra i miei!
timori, e gli altrui, chiudo i libri, depongoj la penna, fuggo dalla inquieta mia solitudi-, ne, sinché torni il momento della illusione, che mi consola, e in cui trovo pace senza) rimorso ( i ).
Ma »1 _(i) Chi il crederebbe che la critica sia3 giunta a trovar negli autori la rnonotamrA della perfezioni} Si pretende, che 1’ elegan-J za, ed esattezza continua di Racine fiaccano^, a lungo andare per cagione dell’-uniformità.jl Il Tasso però vien preferito ad ogni altro, perchè ha più difetti; e possiam dire guai a Virgilio, se finiva 1’Eneida. Così distruggiamo con una roano quanto coll’altra a gran