jn tempi rozzi, e di libertà non lia rispetti, nè regole, parla al genere umano, vede il bello, e l’onesto in se stesso, giudica i re, non gli adula, esalta la virtù, e non l’uomo; il latino in un secolo colto, in copre d* Augusto, tra l’urbanità, le delizie, ed i vizi, che aveano prese sembianze di costumi, di pregi, e di coltura, sicché la morale, per dir così, era pur cortigiana, e li Dei del cielo condiscendenti a quei della terra. Questo può riconoscersi in rutti i tempi tra i vari autori delle due classi prima,* rie, Or chi di loro è da preferirsi ? Credo poter decidersi la dimanda colle disposizioni dell’ animo nostro più atto, o meno, più organizzato per l’uno, o per l’altro talento, più educato a tal gusto; perchè quanto alla fonte segreta, ed universale, tutto è poj’ entusiasmo, cioè sensibilità, ed immaginazione.- Gli uni, e gli altri però ammirabili, e sommi, I forti si nobilitano con alti voli, ed oggetti. I gentili si perfezionano col decoro, e coll’eguaglianza. Quelli grandi per lo terribile, se non è dolorisissimo; questi ama./ /