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178 | Grecia. |
Vanto per lei nella commedia. Non perciò togliesi la dovuta gloria a Virgilio, come altrove diciamo, nè a Marco Tullio, che superò forse ogni greco.
Il linguaggio non meno restò sempre inferiore per quanto si coltivasse, e si arric-, chisse col greco. Ogni mediocre intendente, come son io, può nel confronto sentirne la gran differenza, e i romani assai volte o lodando la greca, o lagnandosi della nativa lingua mostrarono di più sentirla. ( i ) Orazio ne accusa la rusticità, e sino a’ tempi di Quintiliano peccava di povertà, cui coni- ’ piange Seneca nelle sue lettere, e chiamala!
mendicità, sebben fosse sì tardi, e dopo tanto coltivamento, ed egli fosse obbligato a sa-" perla per dottrina, per condizione, ed in Roma, e alla corre. Altri vizj della latin» fin(i) "Man serum hodieque manent vestigi a run’s. Ep. i. I. i.
Ideoque pauptrtate s ir moni s labor amus. I nstit. 1. 8. c. 3.
Quanta nobì: verborum paupertas, imtrto e.
gcstas sit, numquam magis, quant hoditrno die int¡lieti, Epist, sp.