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170 | Grecia. |
mansuefatti al suo canto, e fonda il più bello imperio, che fosse mai, l’imperio della umanità, e dell’amichevole vita, e questo egli stende alla poesia per tutti i secoli, la quale adoralo suo fondatore per le maraviglie e care immagini, che ancor fan la delizia del mondo, per le amabili illusioni delle arti, che se ne arricchiscono ognora, e per le passioni addolcite e nobilitate da lui. Quei sassi e quelle selve tratte al suo canto, e i fiumi arrestati, e Cerbero sin nell’inferno placato, e Plutone sedotto a concedergli la cara sposa, e il suo pianto per lei perduta, e le sue sventure, e la sua morte incantano ancora, benchè ripetute in ogni età, e da tutte le penne, e i pennelli delle genti più culte.
Museo, Anfione, Esiodo suoi successori guidano sempre ad un medesimo scopo per la via stessa con sempre nuovi prodigi il cuor umano, sinchè a capo di quella via luminosa incontrasi Omero. Il suo nome basta a risvegliare nell’animo l’epoche più famose della sua patria, e dell’umana virtù. Tutte le arti, e tutte le scienze lo riconosco-