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tura formarono l’arte segreta, e rara di remi tier la vita piacevole - comoda, compagnevo-J le, voluttuosa a quel segno tanto difficile dii escludere i grossolani, e strepitosi diletti, e.l di non passar negli afferrati, e manierati,!

cioè di unire la delizia colla sobrietà. Lei feste, le mense, il vestire, le arti, tutto ornossi di quel fiore di cortesia, e prese queli’aria di voluttà onesta. Quest’aria pa&I mi ancora spirarla leggendo le lettere di ma- ■ dama di Sèvignè, che seco trasportami a sì bei tempi. Le corti di Leon X., di Urbino, di Firenze, e di Ferrara, come quella di Augusto sembrano aver gustata quell’attica gentilezza, ma ella giunse al sommo noa solo a Versailles, ma in Parigi, e in gratti parte per lui della nazione. Cerchino poi glil scrittori francesi, come la stessa loro nazioJ ne sempre piacevole e gaia presenH l’epocì» più feroci nella sua storia per le guerre ci* vili, e religiose, il furor de’duelli, le stragi .più luttuose, e i parricidi.’ quanto a me godo piuttosto volgermi al mio soggetto, e riconoscere nell’arti, e nelle lettere di quel bei secolo il gusto dominatore sparso, e dif. fuso «■