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136 | Storia |
i}-6 S TORTA teiono il campo; ai secondi rimane alcun* spiga fuggita a quelli, e ancor bella; ai terzi e ai seguenti poco più che imitare, combinare le altrui invenzioni, e vestirle poi di nuovo linguaggio. Quante natività produssela notte del Correggio, quanti giudizi quello di Michelangelo, quante sacre famiglie quella di Rafaeilo, e cosi le statue di Belve, dere, l’Edipo, e la Fedra, e la Merope* gli scudi d’Achille e d’Enea, 1’Aminta del Tasso, il Ditirambo del Redi? Tutti han preso da tai maestri. Si fanno sforzi per superarli; alcun riesce, ma il più spesso oltrepassiamo; e poiché i primi, eh’ entrarono; ’’j nella miniera cavarono il meglio, restan le sabbie e i lor rifiuti talora, onde viene la corruttela.
Avviene ancora, che le gemme cavate dai più antichi sono da lor lasciate con qualche rozzezza, e il pulirle è la gloria de’ succes-, sori. Ma poi si pulisce cotanto, che si toglie il pregio, e si riduce al niente la più bella pietra. Come giava il venire dalla rozzezza alla cultura per giugnere al bello, e teccare la perfezione, cosi spigne alla decaden-