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e preciso, poichè hanno una lor propria facoltà, un carattere, un dono, che ad altri è negato. I romani dissero geniusa certe locali divinità, o semidivinità, e noi l’usiamo latinamente a dir angelo; e quindi sembra sia dato a quegli uomini un genio, che in lor parla, e gl’ispira, come fu quel sì famoso di Socrate, e quel d’Orazio in que’ versi1 Sallo il genio, che venuto dagli astri al nostro nascere fino al morire è il nume nostro fedel compagno... Molti altri ne favellarono, come di gente divina, o di dono divino privilegiata.

Chi fosse portato ai sistemi direbbe, che tali angeli, o Dei son di una specie diversa, aver un’altr’anima, non essere della nostra natura. Io dirò, che una maggior attività d’anima, abilità d’organi, un temperamento, un umore particolare forma in loro quell’ultima differenza. Ma qual ch’essa siasi,


  1. Scit genius natale comes qui temperat astrum
    Natura Deus humane &c. Epist. 2. l. 2. ma in altro senso.