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o Fantasia | 67 |
tichi, frequentare le gallerie, accendersi de!
lor fuoco, pensare in grande, empir l’anima de’principi, e delle forme generali e convertirle in propria sostanza, che e quel formarsi una piena e popolosa immaginazione quasi un teatro nell’anima, e all’attiva sua forza più atto perchè più sublime.
Questo teatro è chiuso a chi sta al basso, alle forme particolari, e secondarie, fa piuttosto ritratti, che quadri, segue le usanze, le mode e i capricci del tempo della patria dell’arte e della scuoia. Invece di perfezionar!a natura non semplice elevandosi ai gran modelli, copian le parti, seguono l’educazione, imitano servilmente. Questo h il vizio de’letterati cinquecentisti, onde appena ci diedero dell’opere classiche col Castiglione, coll’Ariosto, col Tasso più creatori degli altri tutti inferiori ai trecentisti Dante, Petrarca, e Boccaccio, che inventarono almeno, e molto si tennero colla natura. Cosi la veneta scucia a fronte della romana più ai sensi che ali’ anima, più al lusinghiero che al grande, più al capriccio, che al disegno, all’Lnvenrione ai sublime parve rivolta; furono