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o Fantasia | 59 |
le icggi, e Parti servili Non veggono più non Sfniono non dipendono siccome noi, e fansi a tutto il nostro misero e picciol mondo insensibili sordi e ciechi. Ne senza ragion può riflettersi, che tre sommi poeti Omero, Ossian e Milton furon forse più grandi per la cecità, onde men si dipende d-gli oggetti distraenti, è più libera e intenta l’anima all*’interne vedute, più ricca di immagini, e di composi/ioni, come il mostrarono tutti e tre creando un mondo lor proprio, una poesia non usata, e cantando l’imprese, gli eroi, le virtù più magnanime sollevati alle celesti e divine secondo loro religione più altamente che niun fè mai mai. (i) Quest’eccelso entusiasmo della virtù ( i ) Milton parla per tutti a tal proposito al lib. j. del paradiso perduto, dopo aver ricordata l’orbezza sua.
Altrettanto però tu nell’interno Splendi, o lume celeste, e la mia mente Per entro a sue potenze tutte irradia, Occhi vi pianta e purga, indi e disperdi i urta la nebbia si, ch’io vegga e narri Invisibili cose al vuli;o ignote.