l’aria e l’abito de’ trattati fisici e matematici, tracciando a sesta e a compasso le nostre definizioni, le divisioni, ed i metodi nella storia, e nell’eloquenza, parlando sempre all’ingegno, ed argomentando pel raziocinio con esclusione severa del linguaggio, della figure, de’ simboli della immaginazione. Oh come arrossirebbono in faccia a noi que’ Sofocli, e quegli Aristofani, que’ Plauti e Terenzj al veder oggi gli amanti moderar tanta le lor passioni, divenir tanto serj in sul teatro, che a gara co’ loro servi e confidenti sappiano definire, misurar, calcolare ogni moto, ogni fibra, ogni nascondiglio del cuore, e invece del ridere grossolano, o del compungersi troppo volgare, che lor premeva pur tanto, applicarsi oggi gli spettatori a seguir il filo, ad intendere le finezze, a penetrare la profondità del terrore, e della compassione, delle gelosie, dell’infedeltà, degli stratagemmi, dei viluppi, degli amori, e de’ matrimoni, ridendo invece di piangere, e piangendo invece di ridere, ma sempre con ingegno, e speculazione, che degna sia d’un teatro divenuto accademia e liceo. Quanto